Anoressia nervosa: conoscerla per combatterla

Pubblicato il 11 aprile 2014 | Categoria: Psicologia, Psicologia e alimentazione

L’anoressia nervosa è uno dei più comuni disturbi alimentari consistente nella perdita di appetito e, conseguentemente, di peso. Si diventa anoressico quando viene ridotta o interrotta la consueta alimentazione scendendo al di sotto dell’85% di quello che è il peso normale di persone di pari età, sesso e altezza. Alcuni soggetti possono ridursi a pesare non più di 30 chili, con la totale scomparsa dei depositi di grasso corporeo. Tale patologia si manifesta prevalentemente nel sesso femminile, in una percentuale superiore al 90%.

In molti casi l’esordio coincide con la pubertà, ovvero in quel momento in cui l’adolescente deve fronteggiare le sfide tipiche di quella fase di vita, quali la sessualità e i cambiamenti del proprio corpo. Raramente insorge in epoca prepuberale, anche se in tali situazioni il quadro clinico risulterebbe più grave per i disturbi mentali associati. Il disturbo si presenta raramente in donne oltre i 40 anni. Spesso l’anoressia nervosa inizia con una dieta o comunque con un tentativo volontario di perdita di peso. A ciò vanno aggiunti alcuni fattori individuali quali la bassa autostima o il perfezionismo o, ancora, l’iperprotezione dei genitori. Ultimamente questo disturbo sta dilagando anche tra gli uomini: fino al 2000, infatti, la componente maschile rappresentava l’1%, oggi è balzata al 10% tra gli uomini tra i 25 e i 40 anni e al 20% nella fascia d’età fra i 13 e i 17 anni.

Quali sono i segnali che indicano un principio di anoressia nervosa?

Il comportamento tipico della persona affetta da questo disturbo consiste nella riduzione costante della quantità di cibo assunto, oppure in vere e proprie abbuffate seguite immediatamente da tutta una serie di azioni che hanno lo scopo di eliminare quanto mangiato: vomito auto provocato, uso inappropriato di pillole lassative e diuretiche, attività fisica con l’ossessione di perdere peso.

Come si diceva prima, alla base dell’anoressia ci sono molteplici fattori di natura psicologica, ambientale e sociale che portano il paziente a sopravvalutare il fattore corpo e ad anteporlo a tutti gli altri. L’influenza negativa di altri componenti del nucleo familiare, pressioni o aspettative eccessive o senso di trascuratezza da parte dei propri genitori o derisione da parte dei coetanei sono alcuni dei motivi che scatenano il rifiuto del cibo, a cui in qualche caso si associano comportamenti autodistruttivi come l’abuso di alcool o droghe.

L’anoressia però può dipendere anche da traumi subiti, come maltrattamenti e abusi sessuali, drammi familiari, difficoltà di accettazione. Le ragazze sono spinte a intraprendere una dieta eccessiva anche dalla necessità di corrispondere a canoni estetici che esaltano la magrezza. Nelle donne un campanello d’allarme è l’interruzione del ciclo mestruale per almeno tre mesi consecutivi. Oltre all’assenza di mestruazioni, i soggetti possono lamentare stipsi, dolori addominali, intolleranza al freddo, letargia o eccesso di energia. Ad ogni modo questo disturbo provoca gravi conseguenze da un punto di vista fisico. L’anoressia nervosa, infatti, può provocare danni permanenti a molti organi interni, quali: fegato, cuore, reni, apparato digerente, ossa, denti, gengive.

L’anoressia, inoltre, può comportare insufficienza renale, alterazioni cardiovascolari, perdita dei capelli e dei denti e causare problemi al sistema nervoso, blocco della crescita, emorragie interne. A livello psicologico provoca depressione, sensi di colpa, sbalzi di umore e manie. Se non viene trattata in maniera adeguata l’anoressia diventa una condizione permanente e nei casi gravi può condurre alla morte, che solitamente avviene per suicidio o arresto cardiaco.

Anche il nostro medico chirurgo torinese, Dr. Marco Castellazzi, ci spiega che “I primi segni che devono far sospettare un’anoressia sono, innanzitutto, un dimagrimento eccessivo ed un’immediata amenorrea (la perdita del ciclo mestruale). Spesso le pazienti sono ipercinetiche per “smaltire le calorie“ ottenute con un comune pasto. I modi di vestire tendono a nascondere il corpo perché è stigmatizzato dalla magrezza evidente, mentre invece il viso spesso non denuncia magrezza estrema perché una certa salienza iperparatiroidea dà un aspetto salutare all’immagine della persona. La bulimia, invece, basandosi sull’alternanza tra abbuffate e vomito indotto o assunzione di lassativi, dà un apparente equilibrio che non sempre è tradito da aspetti esteriori come la magrezza o l’aumento di peso. La persona bulimica agisce solitamente di nascosto, quindi il suo problema non è facilmente intuibile dall’esterno. L’anoressica solitamente rifiuta invece di mangiare ed inventa una serie infinita di scuse per evitare di alimentarsi. Se proprio non può fare a meno di sedersi a tavola, prende pochissimo cibo per poi lasciarlo comunque nel piatto, oppure lo nasconde nel tovagliolo per gettarlo in seguito .Man mano che la malattia progredisce, la persona evita accuratamente di mostrarsi in pubblico. L’approccio del dietologo poco può fare senza un supporto psicologico adeguato”.

Generalmente si distinguono due forme di anoressia nervosa: l’anoressia restrittiva e l’anoressia con bulimia. Nel primo caso il dimagrimento è causato dal digiuno e dall’intensa attività fisica, mentre nel secondo tipo di anoressia nervosa la persona mette in atto comportamenti che insieme al digiuno servono a diminuire il peso corporeo (abuso di lassativi e/o diuretici, vomito).

I soggetti affetti da tale disturbo, spesso, attribuiscono un valore eccessivo all’aspetto fisico ed al peso corporeo. Nella maggior parte dei casi, infatti, i pazienti affetti da tale patologia hanno una scarsa autostima. Alcuni si sentono grassi in riferimento alla totalità del loro corpo, altri, pur ammettendo la propria magrezza, percepiscono come “troppo grasse” alcune parti del corpo, in genere l’addome, i glutei, le cosce. Possono adottare le tecniche più disparate per valutare dimensioni e peso corporei, come pesarsi di continuo, misurarsi ossessivamente con il metro o controllare allo specchio le parti percepite come “grasse”. Sebbene alcuni soggetti siano consapevoli della propria magrezza, la quasi totalità non è consapevole delle gravi conseguenze sul piano della salute fisica del loro stato di emaciazione. Possono essere presenti marcata ipotensione, ipotermia e secchezza della cute.

Tra i sintomi di anoressia, in coloro che si dedicano alla pratica del vomito autoindotto, possiamo trovare anche erosioni dello smalto dentale e cicatrici o callosità sul dorso delle mani, provocate dallo sfregamento contro l’arcata dentaria nel tentativo di provocare il vomito.

Come avviene la diagnosi e la cura dell’anoressia nervosa?

La diagnosi dell’anoressia nervosa non è sempre facile perché interessando nella maggioranza dei casi adolescenti, i cambiamenti fisici tipici di questa età possono trarre in inganno e mascherare l’esordio della malattia. La cura dell’anoressia dovrebbe essere effettuata da una équipe multidisciplinare, composta da medici (con competenze internistiche e psichiatriche), psicologi-psicoterapeuti, dietisti e personale infermieristico. Molto importante ed efficace è anche la terapia cognitivo-comportamentale dell’anoressia nervosa che mira a cercare di modificare l’idea che il peso e le forme corporee costituiscono l’unico o il principale fattore in base al quale misurare il proprio valore personale.