Ortoressia, quando il mangiare sano diventa un’ossessione

Pubblicato il 1 aprile 2014 | Categoria: Psicologia, Psicologia e alimentazione

I medici americani sono stati i primi a classificare questo disturbo negli anni 90, all’inizio soltanto come un comportamento alimentare disordinato, in seguito come una patologia quasi speculare dell’anoressia nervosa e quasi altrettanto grave.

Oggi si comincia a prendere in considerazione l’ortoressia anche in Europa, anche se la casistica non è (ancora?) giunta ai preoccupanti livelli americani.

La situazione negli Stati Uniti risente della particolare situazione alimentare, dove l’obesità è ancora un’emergenza sanitaria anche se le abitudini di consumare “junk food”, cibo spazzatura, sono in netta diminuzione,dopo ormai diversi anni di martellanti campagne sia di tipo sanitario che sociale.

Cos’è l’ortoressia?

L’ortoressia non è nient’altro che l’ossessione per i cibi sani. Questa fissazione porta a rifiutare il cibo quando non si è sicuri della sua provenienza e della sua “purezza”.

Da un punto di vista medico gli esperti la paragonano all’anoressia nervosa. In entrambi i casi si tratta di un disturbo che provoca autorestrizioni alimentari. La quantità di cibo, nel caso dell’anoressia, la qualità nel caso dell’ortoressia.

L’ortoressia, come l’anoressia è causa di esclusione sociale perchè chi ne soffre è portato a rifiutare qualunque pasto sia in ambiente famigliare che al ristorante o con amici, se non è certo della “purezza” dei cibi.

Ma la patologia può aggravarsi perchè chi soffre di ortoressia è portato ad alzare la “soglia della purezza” degli alimenti consumati, limitando sempre più la dieta il che porta, inevitabilmente, all’insorgere delle patologie legate allo squilibrio alimentare.

Come riconoscere l’ortoressia

Può essere, inizialmente, confusa con altri atteggiamenti disordinati legati al cibo per via della particolare attenzione che si presta all’osservazione del cibo, alle sue origini, alle sue modalità di preparazione.

Spesso questi atteggiamenti sono dovuti a stati ansiosi non riconosciuti”, dice la psicoterapeuta dr.ssa Daniela Benedetto, che consiglia di superare la problematica iniziando un percorso di psicoterapia.

L’ortoressico è riconoscibile perché evita qualunque tipo di cibo che abbia subito elaborazioni, sopratutto di natura industriale. Ciò porta al rifiuto non solo di alimenti come lo zucchero raffinato, rifiutato come veleno, ma anche di alimenti considerati sani, come i cibi integrali, in caso abbiano comunque subito dei processi di lavorazione.

Questo processo è aggravato sia dalla grande quantità di informazioni – incontrollate – oggi disponibili su riviste e sul web, che l’ortoressico tende a prendere in considerazione senza controllarne l’effettiva veridicità, sia dallo sviluppo esponenziale delle campagne di marketing che pubblicizzano questo o quel prodotto come naturale e benefico a scapito di quello della concorrenza.

Le persone con questi disturbi sono ossessionate dalla necessità di saperne “di più” e sono, quindi, informatissime ma, sia perché la mancanza di competenze porta spesso a fraintendere il significato, sia perché le informazioni provengono da fonti incontrollate e spesso inattendibili, l’essere così informati è più un fattore di sviluppo della patologia che un fattore positivo di conoscenza ed informazione.

Il bombardamento a cui si viene sottoposti porta queste persone, che tendono a non richiedere o accettare consigli da esperti ed a fidarsi solo di se stessi, ad acuire fino all’estremizzazione la ricerca della qualità “totale” del cibo, finendo per escludere interi gruppi di alimenti dalla propria dieta che tende a diventare sempre più povera.

Un buon modo per riconoscere un possibile ortoressico è osservare il suo rapporto con il cibo durante un pasto. Questi soggetti mostrano gradimento e soddisfazione solo per quei cibi dei quali sono certificate origine e salubrità mentre non mostrano piacere, anzi tendono a rifiutare, quelli per i quali non è possibile farlo.

Le conseguenze di una dieta povera possono essere molto gravi per la salute, ma chi soffre di ortoressia va incontro anche ad altri problemi che limitano fortemente la vita di relazione e possono portare a veri e propri stati psicotici.

L’ortoressico, ad esempio, vive con grandi preoccupazioni il momento del pasto condiviso, in famiglia o con i colleghi di lavoro ed il pasto è uno dei momenti di maggior socializzazione sia in famiglia che tra amici, colleghi o parenti.
L’ansia prodotta dal disturbo può portare all’autoesclusione o ad essere esclusi dai pasti condivisi.

Questi comportamenti, se non curati, tendono ad aggravarsi mettendo a rischio la salute mentale dei pazienti.
Negli Stati Uniti hanno messo a punto veri e propri team di esperti in questa particolare patologia e tutto il mondo scientifico concorda nell’importanza che persone che dimostrino di avere questo tipo di tendenza debbano essere indirizzate verso uno specifico percorso psicoterapico.