L’allattamento: fino a quando?

Pubblicato il 15 dicembre 2014 | Categoria: Featured, Psicologia, Psicologia e alimentazione

L’allattamento è il processo tramite il quale la donna nutre il proprio neonato dalla nascita e durante il primo periodo della vita. L’allattamento materno è il metodo fisiologico sia per nutrire che per accudire il piccolo, e rappresenta una delle caratteristiche fondamentali di tutti i mammiferi, compreso l’essere umano. Può capitare che una donna debba nutrire un figlio non proprio: in questo caso si parla di baliaggio. Per distinguere l’allattamento della mamma dalla nutrizione artificiale, questo processo viene spesso definito allattamento materno oppure allattamento al seno.

Alcune organizzazioni, fra cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la Lega per l’Allattamento Materno e l’ American Academy of Pediatrics (AAP), hanno studiato a fondo l’argomento per poter derterminare il miglior metodo per allattare i bambini. La maggior parte delle associazioni affermano che l’obiettivo ideale è quello di allattare al seno per i primi sei mesi e, solo dopo i sei mesi, introdurre lentamente gli altri alimenti, oltre al latte. Dopo circa un anno, invece, le filosofie di pensiero si dividono. Alcune associazioni affermano che, anche dopo 1 anno dalla nascita, il bambino debba essere nutrito al seno materno. Altre associazioni indicano che sarà il bambino a mostrare meno interesse nel tempo verso il latte materno, ma questo può accadere anche dopo diversi mesi o anni. Ci sono diversi fattori, sia per il bambino che per la madre, da considerare nel momento in cui si decide per quanto tempo allattare al seno. Ogni madre deve decidere in base a se stessa e al suo bambino.

Quali sono i vantaggi dell’allattamento al seno?

Per la maggior parte delle famiglie, l’allattamento al seno è il miglior modo per nutrire il proprio bambino. Se la situazione lo permette, è consigliato iniziare l’allattamento al seno già un’ora dopo il parto: il primo latte che viene prodotto dal seno materno viene chiamato colostro. Il colostro è ricco di nutrienti e di sostanze che aiutano il bambino a combattere alcune malattie. I bambini che continuano a essere allattati al seno per un certo periodo, tendono ad essere più sani, hanno maggiori protezioni contro le infezioni e meno suscettibili ad alcune patologie, come il diabete, l’asma oppure l’obesità.

Martina Carabetta, consulente professionale in allattamento materno, ricorda che: “un bambino allattato al seno non necessita di altro perché il latte materno è un alimento liquido che contiene esattamente tutto ciò che gli serve. Dare altri liquidi interferisce con la produzione del latte, può confonderlo nella suzione, e gli occupa il sistema gastrointestinale con qualcosa di imperfetto ed inadeguato. Il latte materno inoltre è sempre alla temperatura giusta, diluizione perfetta, residuo fisso fisiologico, non contaminabile, a costo e km zero”.

L’allattamento al seno può donare benefici alla madre?

Sì, l’allattamento al seno può portare dei benefici anche per la madre: questo processo, infatti, contribuisce a creare un forte legame fra la madre e il bambino. Inoltre, l’allattamento materno ha i seguenti benefici per la madre:

  1. stimola l’utero
  2. aiuta a perdere un po’ di peso acquisito durante la gravidanza

Alcuni specialisti, inoltre, consigliano l’allattamento per un periodo minimo di 12 mesi, poiché può avere diversi effetti positivi a lungo termine sulla salute, come ad esempio la riduzione del rischio di formazione di diverse patologie, fra le quali:

Perché alcune madri decidono di smettere di allattare al seno?

Come già detto, l’allattamento al seno ha diversi lati positivi. Sempre più spesso, però, le madri decidono di interrompere questo processo. Ma per quale motivo? I motivi potrebbero essere diversi, uno dei quali è sicuramente il tempo: l’allattamento, infatti, può richiedere diverso tempo. I neonati devono essere allattati dalle 8 alle 12 volte al giorno, per circa 15-20 minuti alla volta e, questo aspetto, può non essere semplice da gestire.

Molti, invece, accolgono questo aspetto come una sfida da superare a tutti i costi: una volta che le poppate sono ben definite, il bambino diventa sempre più abitudinario e regolare, in questo modo, può essere molto più semplice la pianificazione.

Come si può pianificare l’allattamento?

Innanzitutto, bisogna valutare i benefici e le sfide per la madre e per il bambino, successivamente bisogna decidere per quanto tempo estendere l’allattamento. Se si hanno diversi dubbi, insicurezze o semplicemente delle curiosità è sempre consigliato confrontarsi con le varie associazioni di madri. Questo può essere estremamente utile anche per imparare dei piccoli trucchi o dei suggerimenti anche per pianificare le diverse poppate nella giornata.

Spesso, si consiglia di introdurre nell’alimentazione quotidiana del bambini, poco alla volta, degli alimenti solidi. Infatti, gli esperti dicono che lo svezzamento è un processo che dovrebbe iniziare in modo graduale e che si dovrebbe svolgere nell’arco di diverse settimane o addirittura mesi. Ovviamente, non esistono delle regole specifiche o rigide per quanto riguarda l’inizio dello svezzamento, poiché ogni bambino ha bisogno di un’alimentazione diversa.

L’American Academy of Pediatrics (AAP) sostiene che per ottenere una crescita e uno sviluppo ottimale del bambino sono necessari sei mesi di allattamento esclusivamente al seno, per poi introdurre altre fonti di nutrimento. Inoltre, la stessa organizzazione sostiene che, dopo i primi sei mesi di allattamento al seno, si dovrebbe continuare per altri sei mesi alternando l’allattamento al seno con altri alimenti.

La Leche League, cioè un gruppo che offre supporto alle donne per l’allattamento al seno senza limiti di tempo, sostiene che più tempo dura l’allattamento al seno, meglio è sia per il bambino che per la madre. Questa organizzazione, inoltre, suggerisce che sarà il bambino a iniziare lo svezzamento in modo naturale, con piccoli passi.