Come essere un buon genitore

Pubblicato il 1 aprile 2014 | Categoria: Essere genitori, Lifestyle

Se tutte le persone nel mondo affermano con convinzione che il mestiere più duro è quello del genitore un motivo ci sarà. Non esiste da nessuna parta il manuale del genitore perfetto, in quanto ogni situazione, contesto e nucleo familiare necessità di una valutazione e di un modo di agire strettamente personale. Quello che, invece, si sa per certo, in linea generale, è che con il passare degli anni i genitori riescono a gestire sempre di meno i loro figli; a volte a causa delle separazioni, altre a causa degli impegni lavorativi, oppure, più semplicemente, per una distanza generazionale che non permette di creare empatia tra le due parti.

Com’è cambiata la famiglia negli ultimi anni?

Le famiglie negli ultimi anni, soprattutto nell’ultimo decennio, hanno subito un forte cambiamento; sia per l’evoluzione della tecnologia e, dunque, il diffondersi di internet, degli smartphone e quant’altro, che hanno portato la tendenza dei giovani ad alienarsi dal mondo circostante; sia, molto spesso, per l’assenza della figura dei genitori nei primi anni della crescita, cosa dovuta principalmente all’emancipazione femminile e, in un certo senso, alla trascuratezza del ruolo di mamma.

Uno studio Istat, pubblicato già nel novembre del 2011, mostra com’è cambiato il contesto della vita familiare dal 1998 al 2011. Per quanto riguarda la struttura della famiglia, in questi 13 anni il numero dei figli senza fratelli sale dal 23,8% al 25,7%; diminuiscono dal 23,1% al 21,2% i figli che hanno almeno due fratelli e rimangono sostanzialmente stabili quelli che ne hanno solo uno.

Il dato più allarmante riguarda le separazioni: raddoppia il numero dei figli minori che vivono con uno solo dei due genitori; se nel 1998 questa percentuale di giovani ammontava solo al 6%, nel 2011, invece, a vivere solo con il padre o solo con la madre, sono ben il 12% dei figli. Sempre nello stesso lasso di tempo diventano il 28,7% quelli che prima erano il 40,5% dei figli la cui madre faceva la casalinga mentre il padre andava a lavorare. Aumentano vertiginosamente, dunque, i minori che hanno entrambi i genitori occupati, raggiungendo il 41,5%.

Il comportamenti dei bambini e dei giovani cambia drasticamente, a causa delle nuove tecnologie. Raddoppia l’utilizzo dei cellulari nella fascia d’età che va dagli 11 ai 17 anni; se nel 2000 possedevano il cellulare il 55,6% degli adolescenti, questi nel 2011 diventano ben il 92,7%. Il cellulare, inoltre, ovviamente, non viene inteso come uno strumento utilizzato solo per telefonare; subentrano, infatti, gli smartphone e, così, passano dal 20,3% al 3,9% i giovani che usano gli apparecchi telefonici solo per le chiamate. Aumenta sempre di più, infatti, l’utilizzo di internet, già a partire dai 6 anni: nel 2011 sono il 64,3% i giovani che utilizzano internet nella fascia d’età 6 – 17 anni; 82,7% nella fascia 11 – 17.

Bisogna anche dire, però, che sempre secondo i dati della ricerca Istat, è anche cresciuta la quota dei bambini  che, sia nei giorni feriali che festivi, giocano con la mamma, con il papà, con i nonni o con i propri coetanei. Un’abitudine fondamentale perché la crescita e lo sviluppo dell’infante avvenga nel migliore dei modi.

Cosa deve fare, dunque, un buon genitore affinché il proprio figlio cresca nel migliore dei modi?

Tutti i genitori cercano e vogliono sempre il meglio per i propri figli, ma non sempre sanno come ottenerlo. Troppe volte, purtroppo, a prendere il sopravvento sono le aspirazioni e le esigenze personali, la cultura sbagliata, oppure, la superficialità nella ricerca del metodo giusto per agire, che spesso si aggiungere alla presunzione di sapere sempre cosa fare.

Com’è stato già detto sopra, ribadiamo che non esistono delle regole che rendono un genitore perfetto, ma molti psicologi, psichiatri e pedagogisti, hanno individuato, grazie a vari studi, dei comportamenti che sarebbe giusto tenere all’interno del nucleo familiari.

Quali sono le caratteristiche di un buon genitore?

Innanzitutto, un buon genitore deve essere dotato di intelligenza, tempismo e, soprattutto, duttilità. Una madre o un padre devono essere in grado di adattarsi e modellarsi in base alle esigenze dei propri figli, non seguendo degli stereotipi o degli schemi standard, ma rispondendo agli stimoli dei bambini e degli adolescenti, che cambiano in base alle diverse situazioni e fasce d’età. Un bambino di 5 o 6 anni avrà bisogno, per esempio, della presenza costante dei familiari, anche solo per giocare; un adolescente di 13 o 14 anni, invece, necessiterà di più spazio per se stesso. La presenza di un genitore deve essere, comunque, sempre avvertita dai figli, anche se in modo non invadente e, a volte, non fisico. Oltre alla presenza fisica necessaria più piccola, per ridurre al minimo il rischio di incidenti domestici, un adolescente, anche se cerca i suoi spazi e passa la maggior parte del suo tempo con i coetanei, deve comunque sapere che i suoi genitori sono sempre lì per lui, anche solo per parlare. Ricordiamo, infatti, che seppur ancora giovani, anche i più piccoli soffrono sia di ansia che di stress e hanno bisogno, dunque, di un aiuto costante per affrontare la vita di tutti i giorni.

Strettamente collegate a queste caratteristiche è un altro requisito fondamentale, ovvero la disponibilità. Per disponibilità si intente disponibilità emotiva, affettiva, alla cura, all’educazione, alla trasmissione delle conoscenze. I genitori devono concedersi totalmente ai loro figli, non avendo paura di mostrare loro il proprio affetto, intervenendo nei momenti di bisogno e trasmettendo loro le conoscenze necessarie alla formazione e allo sviluppo che porteranno, in seguito, alla maturità.

Attenzione, disponibile non è sinonimo di accondiscendente. Un buon genitore deve anche essere in grado di stabilire dei limiti e di porre dei divieti, non assecondando i capricci, una volta riconosciuti e distinti dalle esigenze reali. Quelli dei bambini, infatti, non vanno trattati sempre come capricci; la pedagogista Susy Galli afferma che questi Dipendono dall’età, ovvero se si tratta di un neonato o di un bambino molto piccolo non si può parlare di capriccio, il bambino attraverso il pianto sta solo cercando di esprimere un bisogno (fame, sete, freddo o caldo, malessere, voglia di coccole). In questo caso è importante capire la necessità del momento e soddisfarla. Attenzione solo alla voglia di coccole perché ogni essere umano soprattutto da cucciolo adora essere coccolato e passerebbe l’intera giornata tra le coccole e le braccia della mamma, quindi si, ma senza farsi sopraffare dal piccolo. Se il bambino e più grande ovvero dai 12 mesi in su dipende dalla situazione ovvero: E’ successo qualcosa di particolare che possa avere disturbato il piccolo? Es. Inserimento al nido o materna, rientro della mamma dal lavoro, nascita di un fratellino, o circostanze in cui mamma o papà sono semplicemente presi a fare altro, come essere al telefono? In tale circostanza può succedere che attraverso il capriccio o il pianto il bambino stia cercando di attirare l’attenzione del genitore (solitamente della mamma). Sta poco bene? Ha bisogno delle attenzioni della mamma”.

Infine, in ogni nucleo familiare il ruolo più importante è giocato dalla serenità e dalla stabilità. Un bambino che cresce in un ambiente sereno e stabile è sicuramente meno predisposto a disturbi comportamentali o disagi famigliari.