L’ipnosi: uno strumento contro le malattie

Pubblicato il 1 aprile 2014 | Categoria: La psicoanalisi, Psicologia

L’ipnosi è un processo durante il quale viene suggerito al soggetto di sperimentare cambiamenti nelle sensazioni, nelle percezioni, nei pensieri o nel comportamento. Lo stato ipnotico viene in genere raggiunto tramite un processo induttivo. Esistono diverse tecniche di induzione ipnotica, ma nella maggior parte dei casi queste prevedono suggestioni di rilassamento, calma e benessere. Inoltre, al soggetto vengono impartite istruzioni di immaginare o di pensare ad esperienze piacevoli.

La risposta del paziente all’ipnosi non è sempre uguale: alcuni descrivono l’esperienza come uno stato alterato di coscienza, in altri casi lo stato ipnotico viene descritto come un normale stato di attenzione focalizzata durante il quale si sentono molto calmi e rilassati. In tutti i casi, l’esperienza viene descritta come piacevole. Inoltre la risposta alle suggestioni ipnotiche varia da soggetto a soggetto: alcuni sono maggiormente responsivi di altri. A volte la capacità di una persona di sperimentare le suggestioni ipnotiche può essere inibita da timori e preoccupazioni scaturite da erronee concezioni dovute a luoghi comuni diffusi.

È necessario, invece, precisare che a differenza di come l’ipnosi viene presentata nell’immaginario comune, le persone in stato ipnotico non perdono il controllo del loro comportamento, ma rimangono coscienti di chi sono e, a meno che non ne venga suggerita espressamente l’amnesia, ricordano ciò che è avvenuto durante il processo ipnotico.

Cosa succede durante l’ipnosi?

Durante il processo ipnotico si può distinguere una prima fase (fase induttiva) durante la quale si verifica un primo cambiamento dello stato di coscienza. In questa condizione è possibile riscontrare su un elettroencefalogramma un’accentuata presenza di onde α (alfa) tipiche degli stati di rilassamento e di distacco dalla realtà esterna.

La prima fase è quindi caratterizzata da un passaggio dalle onde β (beta), predominanti durante la veglia e gli stati di vigilanza e allerta, alle onde α più lente. L’alterazione delle vibrazioni cerebrali implica in definitiva un rallentamento anche di attività quali respiro e pulsazioni cardiache. Successivamente si manifesta un predominio delle onde Θ (theta), più lente, che caratterizzano la trance vera e propria.

Tali onde si manifestano di solito nel periodo che precede il sogno (fase ipnagogica). Questo stato, che normalmente è vissuto passivamente o fugacemente, nell’ipnosi viene mantenuto per tutta la seduta e utilizzato a fini terapeutici. Durante questo passaggio il soggetto vive una destrutturazione dello stato di coscienza avvertendo sensazioni di spersonalizzazione o irrealtà, lo schema del corpo può alterarsi diventando evanescente e spesso si presentano fantasie e immagini fugaci. Il paziente comincia a far fatica a seguire il senso delle parole dell’ipnotista anche se sente un forte legame.

A questo punto l’ipnotista passa all’utilizzo di un linguaggio metaforico-allegorico proprio dell’emisfero destro che nel frattempo si è trasformato nell’emisfero dominante.

In questo stato è possibile creare realtà ipnotiche in cui l’individuo sperimenta nuove esperienze e sviluppa nuove associazioni. Si è scoperto, inoltre, che le realtà prodotte durante il processo ipnotico sono virtuali fino a un certo punto: ad esempio i soggetti ai quali veniva chiesto di immaginare di correre su un prato attivavano i medesimi percorsi neuronali di una vera corsa. A dimostrazione di tale scoperta sono stati condotti vari esperimenti che ne dimostrano la validità.

Uno studio ha confrontato gli effetti dell’esercizio mentale a quelli dell’esercizio fisico nel tendere e rilassare un dito della mano sinistra. L’esercizio muscolare è stato fatto ripetere per cinque sessioni alla settimana su di un periodo di quattro settimane, per un totale di venti sessioni d’allenamento. Alla metà dei partecipanti è stato fatto eseguire fisicamente l’esercizio, mentre al secondo gruppo è stata soltanto fatta immaginare l’esecuzione per lo stesso numero di sedute d’allenamento. Al termine delle quattro settimane la forza del dito di ogni partecipante è stata confrontata con quella degli appartenenti ad un gruppo di controllo che non avevano praticato lo stesso allenamento. Il gruppo che ha eseguito fisicamente l’esercizio ha incrementato la potenza del dito del 30%, mentre il gruppo di controllo ha fatto registrare un incremento di potenza del tutto trascurabile.

Nel caso dei soggetti che si erano allenati solo mentalmente la forza del dito è aumentata del 22%. Tale incremento è dovuto unicamente a variazioni a livello cerebrale, le quali a loro volta sono state causate dalla stimolazione del circuito di neuroni interconnessi che controllano i movimenti delle dita.

Obiettivi del percorso ipnotico

Gli obiettivi dell’ipnosi possono essere sia psicologici che medici, nel secondo caso si può parlare di ipnoterapia. Il processo ipnotico può essere utilizzato per lavorare su specifiche problematiche emerse in psicoterapia oppure per supportare il soggetto nella gestione di alcune patologie organiche. Le condizioni più comuni per le quali viene utilizzata l’ipnosi sono disturbi d’ansia (il dott. Davide Motta, Psicoterapeuta e Psicologo ci spiega che “l’ansia è uno stato d’allarme, di marcata inquietudine e attesa affannosa di un pericolo imminente e indefinibile: tale stato si associa a sentimenti d’incertezza e a vissuti d’impotenza. A differenza della paura, che è una risposta emozionale a condizioni di pericolo reale esterno ben riconoscibile, l’ansia è una paura senza oggetto, compare senza che vi sia una reale minaccia riconoscibile.”), malattie psicosomatiche, gestione delle emozioni, disturbi della sfera sessuale, insonnia, rinforzo dell’autostima, miglioramento dell’autoefficacia, gestione del dolore.

Anche nei percorsi di miglioramento di una prestazione specifica si può ricorrere all’ipnosi; ad esempio nei casi di prestazioni sportive o scolastiche in cui il soggetto deve migliorare la sua capacità di concentrazione, la capacità di mantenere la calma in momenti di difficoltà, la capacità di attivare la giusta grinta per superare la prova finale.

Le donne, in particolare, possono trarre beneficio per i disturbi mestruali, in fase di menopausa o per sintomi più persistenti come il vaginismo, noto anche come paura che frena l’amore. La pratica ipnotica può risultare efficace anche nel momento del parto apportando benefici contro il dolore dovuto alle doglie e persino agendo sul ritmo delle contrazioni uterine.

L’ipnosi può essere applicata anche nel campo della stomatologia come alternativa all’anestesia del dentista per interventi dolorosi e per frenare i classici conati di vomito. In pediatria la tecnica ipnotica può essere utilizzata per aiutare i bambini in disturbi, come onicofagia, difetti dei linguaggio, suzione dei pollice. Non dimentichiamo che il processo ipnotico è anche efficace nel curare dipendenze quali alcolismo, dipendenza da droghe e da fumo e disturbi alimentari.

In psichiatria viene costantemente sperimentata contro la depressione. Le sedute ipnotiche sono altrettanto efficaci per alleviare persistenti herpes labiali, ustioni, eczemi; l’ipnosi è utile anche contro psoriasi, orticaria, alopecia, neurodermiti e dermatiti atopiche. Infine ricordiamo che, secondo studi riportati dal professore Chertok, si può trarre beneficio dall’influsso della suggestione su verruche e tumori benigni di origine virale.

Ipnosi etero-indotta e autoipnosi: qual è più efficace?

Si possono distinguere principalmente due tipi di ipnosi: ipnosi etero-indotta e autoipnosi. L’ipnosi etero-indotta comprende quelle tecniche che hanno come obiettivo finale quello di generare uno stato ipnotico per raggiungere uno specifico scopo che viene proposto da una persona esterna: l’ipnotista. L’autoipnosi, invece, è un processo con il quale, in autonomia, generiamo uno stato di trance ipnotica e lo indirizziamo da soli al raggiungimento di uno specifico obiettivo.

Per quanto riguarda l’efficacia delle due tecniche bisogna precisare che hanno entrambe pro e contro. I percorsi etero-ipnotici prevedono necessariamente un rapporto di fiducia tra ipnotista e ipnotizzato, oltre che un accordo preventivo che autorizza l’ipnotista a muoversi nella direzione che il soggetto desidera raggiungere. Per alcune persone tale presupposto può rappresentare un limite, d’altro canto c’è l’ipnotista che guida il soggetto che può lasciarsi tranquillamente guidare senza pensare a nient’altro.

L’autoipnosi elimina il problema della persona esterna permettendo di esprimere liberamente a noi stessi ciò che percepiamo, ma bisogna fare tutto da soli: guidarci e lasciarci andare. Inoltre ci sono alcuni aspetti che da soli non possono essere affrontati, pertanto l’autoipnosi non può essere utilizzata in tutti i casi.