Il congelamento delle ovaie e i miracoli della riproduzione

Pubblicato il 9 marzo 2017 | Categoria: Featured, Lifestyle, Newbaby

Gravidanza: i miracoli della fecondazione artificiale

Molte volte le donne che sono state sottoposte a chemioterapia sono a rischio di sterilità, ma esistono dei metodi per preservare la loro fertilità.

La storia di Moaza

Moaza Al Matrooshi è nata con una beta-talassemia, una malattia ereditaria del sangue che, se non curata, può essere fatale. All’età di 9 anni ha iniziato a essere sottoposta a chemioterapia e trapianto di midollo osseo.

I suoi genitori hanno, perciò, deciso, nel 2001 presso l’Università di Leeds nel Regno Unito, di congelare il suo ovaio destro prima che i trattamenti medici la rendessero sterile. Il dottor Zain Al-Safi, specialista in fertilità e salute riproduttiva della UCLA, spiega che questa procedura consiste nel prendere le ovaie prima che siano esposte a radiazioni e chemioterapia e trapiantarle, nel momento in cui la paziente è stabile e in grado di sostenere una gravidanza, di nuovo all’interno del suo corpo.

Moaza Al Matrooshi due anni fa è stata dichiarata pronta per una gravidanza e, così, ha subito un nuovo intervento in Danimarca. Nel giro di tre mesi i suoi tessuti e i suoi ormoni sono tornati alla normalità con la funziona ovarica adatta a una ragazza di 24 anni, poiché il rischio in questi casi potrebbe essere quello di una menopausa precoce. Inoltre, per darle più possibilità di concepimento, i medici hanno effettuato la fecondazione in vitro per produrre tre embrioni e ne hanno impiantato due nel suo utero.

Lo scorso dicembre Moaza ha partorito al Portland Hospital un bambino sanissimo e ha ancora un embrione in deposito per quando deciderà di avere il secondo. Moaza è stata la prima donna ad aver partorito con un tessuto ovarico congelato prima della pubertà.

I miracoli riproduttivi: la fecondazione artificiale 

Queste innovazioni sono ancora in fase sperimentale, ma finora sono almeno 60 i bambini nati in questo modo e migliaia sono le donne che richiedono il trattamento. Tuttavia, queste procedure non sono adatte a tutte perché richiedono l’utilizzo di ormoni per stimolare le ovaie e non è quasi mai possibile fare ciò prima della pubertà.

L’unica soluzione in questi casi potrebbe essere la crioconservazione del tessuto ovarico, che è ancora in fase sperimentale, così come la maturazione in vitro, che potrebbe costituire un’alternativa alla fecondazione in vitro. La differenza è che con la seconda le ovaie sono stimolate con ormoni per ottenere ovuli maturi, pronti da fecondare, mentre la maturazione in vitro consente ai medici di ottenere ovuli non ancora maturi da far maturare in laboratorio.

Finora, i tassi di gravidanza con la maturazione in vitro sono inferiori, ma i ricercatori stanno elaborando nuovi metodi poiché si tratterebbe di un metodo più veloce e gli ovuli non necessiterebbero di una forte terapia ormonale.

Sono in corso ulteriori studi per aiutare le donne in queste condizioni ad avere un bambino. Nel frattempo, nel 2014 in Svezia è nato un bambino da una madre che aveva avuto un trapianto di utero. Ci auguriamo che si possa giungere, il prima possibile a risultati concreti per permettere a tutte le donne di diventare madri.