Dipendenze affettive: quando sono un disturbo

Pubblicato il 29 luglio 2015 | Categoria: Featured, Psicologia, Psicologia e rapporti di coppia

L’amore, in tutte le sue forme e manifestazioni, rappresenta la dedizione istintiva fra persone. Molto spesso però, questo sentimento può essere mosso dalla frustrazione o dalla mancanza di serenità, provocando reazioni eccessive. L’amore verso un’altra persona è un ingrediente importantissimo per un sano sviluppo fisico e psichico. Quando il sentimento diventa una forma di ossessione o un legame troppo stretto, si crea inevitabilmente uno squilibrio psicofisico e si trasforma in una dipendenza affettiva.

Come può essere definita la dipendenza affettiva?

Si tratta di un disagio psicologico che può alimentare spesso altre gravi problematiche in campo fisico, relazionale e psicologico. È una forma patologica di amore caratterizzata da una continua assenza nella relazione. Quando si presenta questa patologia in una coppia, uno dei due soggetti (solitamente la donna) è donatore d’amore a senso unico, mentre l’altro soggetto diventa spesso fuggente.

Come capire se si tratta di dipendenza affettiva?

Come tutte le patologie, anche la dipendenza affettiva ha dei sintomi chiari: le persone che soffrono di questa patologia diventano dipendenti emotivamente da altre persone, mostrandosi sempre bisognosi e attaccati a un altro soggetto.

Fra gli altri sintomi, troviamo:

  • paura della separazione
  • incapacità di prendere decisioni anche semplici, come ad esempio cosa indossare
  • non volere assumere alcun tipo di responsabilità
  • ipersensibilità alle critiche
  • difficoltà a essere soli
  • evitare punti ti disaccordo per non perdere il supporto di altri
  • impossibilità di avviare progetti o attività
  • mancanza di fiducia in se stessi
  • ingenuità
  • paura di abbandono
  • pessimismo

Quali possono essere le possibili cause di questa patologia?

Da qualche anno a questa parte, sono stati effettuati diversi studi sulle dipendenze affettive, ma le cause esatte non sono ancora del tutto chiare. Secondo alcune ricerche, possono incidere sia fattori di sviluppo che biologici; altri ricercatori, invece, sostengono che la presenza di genitori autoritari o particolarmente iperprotettivi può incidere sui tratti caratteriali di una persona già portata a questo disturbo.

Come vengono diagnosticate le dipendenze affettive?

Molto spesso, durante la fase diagnostica, la dipendenze affettive possono essere confuse con il disturbo borderline della personalità, poiché molti sintomi sono uguali. Nel disturbo borderline della personalità, infatti, la persona ha paura di rimanere da sola e prova spesso rabbia. Nelle dipendenze affettive, invece, la persona reagisce alla paura con la sottomissione.

La dottoressa Lucia Andriolo, psicologa, a proposito del disturbo borderline della personalità, ricorda che “trattandosi di un disturbo di personalità, pertanto pervasivo, nel senso che coinvolge molte delle dimensioni che caratterizzano la persona, non si può parlare di guarigione. Una buona qualità di vita però la si può raggiungere con una buona competenza nel controllare la sintomatologia. Attraverso un approccio integrato si può trattare questa sintomatologia: il medico-psichiatra può somministrare dei farmaci specifici per gestire le eventuali crisi. Con l’ausilio di un naturopata è possibile assumere dei principi attivi che migliorano gli eventuali effetti collaterali dei farmaci e che possono aiutare a ridurne le dosi. Con uno psicologo-psicoterapeuta si possono affrontare e rielaborare le “cause” relative ai comportamenti sintomatici e alla sofferenza (riconoscendone i significati e trovandone di più funzionali) che la persona avverte e che derivano da relazioni disfunzionali e contesti disagevoli. Inoltre, con lo psicoterapeuta, la persona può imparare a riconoscere gli stimoli che innescano la crisi, e così imparare a regolare le proprie emozioni (uno degli elementi principali del disturbo) attraverso delle tecniche di integrazione mente-corpo; pertanto, anche per mezzo della raggiunta consapevolezza corporea, riuscire ad agire sulla mente. Anche l’attività sportiva, correttamente eseguita, può avere un’influenza sulla mente e, quindi, agire in modo positivo sul disturbo, ma va concordata e integrata nel percorso terapeutico con tempi e modi decisi insieme al “paziente”.

Se i sintomi sopra descritti sono tutti presenti, lo specialista inizia la visita partendo dalla storia medica: valuta sia il benessere fisico, sia lo stato psicologico. Anche se non esistono, ad oggi, delle prove di laboratorio, lo specialista può richiedere diversi test diagnostici per escludere eventuali patologie fisiche come la causa dei sintomi.

Se non sono presenti patologie fisiche, il medico consiglia una visita presso uno psichiatra, uno psicologo o da un altro operatore sanitario qualificato per diagnosticare e trattare le malattie mentali: vengono utilizzate degli strumenti di valutazione appositamente progettati per i disturbi della personalità.

Le persona che soffrono di dipendenze affettive solitamente non ricercano un trattamento per la malattia stessa, ma cercano aiuto quando c’è un problema nella loro vita travolgente, solitamente causato dalla dipendenza stessa. È importante precisare che questa categoria di persone è molto incline a sviluppare altre patologie, fra le quali l’ansia oppure la depressione.

Come vengono trattate le dipendenze affettive?

La principale terapia che si utilizza è la psicoterapia: l’obiettivo è quello di aiutare la persona a diventare indipendente, attiva e ad imparare a formare delle relazioni sane. Lo specialista, quindi, utilizza delle strategie specifiche che possono includere la terapia cognitivo-comportamentale per aiutare la persona a sviluppare nuovi atteggiamenti e nuovi punti di vista.

Esiste, inoltre, una terapia farmacologica che viene utilizzata per i soggetti che soffrono di depressione o di ansia. La terapia farmacologica viene monitorata scrupolosamente, perché potrebbe causare dipendenza dal farmaco.

Le dipendenze affettive possono essere prevenute?

Non sempre è possibile prevenire questa patologia, ma se si notano dei sintomi è sempre consigliato riferirli al proprio medico di base.