Isteria: uno sguardo alla storia

Pubblicato il 22 aprile 2015 | Categoria: Featured, Psicologia, Psicologia e vita quotidiana

Se esiste un disturbo da sempre considerato soltanto femminile, questa è proprio l’isteria, come ben spiega il nome.

Ancora oggi i retaggi del passato, abbastanza recente visto che arriva fino a Freud, prevedono l’uso comune di termini dispregiativi come “ti comporti come una donnetta isterica”.

Documentata fino dall’antico Egitto, bisogna però aspettare l’inizio del XX secolo per avere un minimo di rigore scientifico nella descrizione di questo disturbo, finalmente associato ad entrambi i sessi come disturbo dell’umore e dovuto ad uno sviluppo emotivo comportamentale condizionato dall’ambiente.

Storia

I primi documenti medici relativi all’isteria risalgono all’antico Egitto, addirittura a 1900 anni prima di Cristo. Nel papiro di Kahun, l’isteria viene descritta come un disturbo dovuto a movimenti spontanei ed improvvisi dell’utero. Questa convinzione resiste per molti secoli e nel papiro di Eber, del 1600 a.c., in assoluto il più antico trattato di psichiatria, si trovano anche moltissimi suggerimenti terapeutici in funzione della posizione dell’utero che deve essere riportato alla sua sede naturale.

Per riposizionare un utero mosso verso l’alto viene suggerito di accostare sostanze maleodoranti e dall’odore acre vicino alla bocca e le narici della donna, mentre unguenti profumati dovevano essere collocati in prossimità della vagina; al contrario, se l’utero era in posizione abbassata, il documento raccomanda di posizionare in modo inverso gli unguenti. Purtroppo, non ci sono pervenute documentazioni relative ai risultati di queste terapie.

L’isteria femminile è ancora più importante per l’antica Grecia. Secondo la mitologia, questa patologia è infatti alla base della nascita della psichiatria grazie al medico argonauta Melampo che la diagnosticò per la prima volta alle vergini di Argo, in rivolta perché rifiutavano di adorare il fallo.

La terapia di Melampo consisteva nell’uso dell’elleboro, pianta perenne nota a tutti come rosa di Natale e, soprattutto, con l’unione, più o meno casuale e forzata, con giovani e aiutanti soldati. Poiché la rivolta venne placata e le (ex) vergini tornarono nei ranghi, Melampo è considerato il padre fondatore della psichiatria. Nei suoi resoconti medici, l’isteria viene per la prima volta associata a un problema sessuale, causata da “melanconia uterina” dovuta agli “umori uterini velenosi”, ovvero alla mancanza di orgasmi.

Così nacque l’idea di una follia femminile legata alla mancanza di una vita sessuale normale: Platone, nel Timeo, sostiene che l’utero è triste e sfortunato quando non si unisce con il maschio e non dà luogo a una nuova nascita, e sia Aristotele che Ippocrate erano della stessa opinione.

Lo stesso Ippocrate, convinto che la follia femminile fosse dovuta a movimenti dell’utero “triste”, è il primo a utilizzare il termine Isteria dando una descrizione scientifica della malattia e distinguendone la sintomatologia da quella epilettica. La terapia proposta da Ippocrate si rifaceva a quella egizia, in aggiunta al sesso.

Anche il romano Aulo Cornelio Celso, famoso autore del De Re Medica e l’ancor più ricordato Galeno, arriviamo al secondo secolo d.c., la pensano come Ippocrate. Essendo il padre della farmacologia, i trattamenti terapeutici proposti da Galeno erano molteplici e consistevano in purghe, elleboro, menta,  laudano, estratto di belladonna, valeriana e altre erbe. Il sesso, essendo i costumi diversi da quelli della Grecia antica, era utilizzato in modo diverso e quindi, se non era possibile il matrimonio, era necessario reprimere gli stimoli che avrebbero potuto eccitare una giovane donna.

I trattamenti per l’isteria sono rivoluzionati da Sorano, medico greco del  del 2 ° secolo dC che praticava anche a Roma e che è considerato il fondatore della ginecologia scientifica. Secondo Sorano “i disturbi delle donne sorgono dalle fatiche della procreazione, il loro recupero è incoraggiato dall’astinenza sessuale e la verginità perpetua è condizione ideale femminile“. E ancora: “…fumigazioni, cataplasmi e compressioni sono inefficaci, il corpo isterico deve essere trattato con cura: bagni caldi, massaggi ed esercizio fisico sono la migliore prevenzione di malattie come l’isteria“.

Il MedioEvo porta alla divisione tra occidente cristiano e medio oriente musulmano, ma anche a una grande diffuione delle idee di Ippocrate e Galeno e alla comparsa della prima donna medico, Trotula De Ruggiero da Salerno, vissuta nell’11esimo secolo, un periodo in cui alle donne era ancora proclusa qualsiasi professione “di rango”.

Riconoscendo le donne come più vulnerabili degli uomini, ha spiegato come le sofferenze legate alle malattie ginecologiche erano “intime” sottolineando che “spesso le donne, per la vergogna, non rivelano i loro guai al medico”. Il suo lavoro più noto, De passionibus mulierum ante, in et post-partum, si occupa dei problemi femminili, compresa l’isteria. Fedele agli insegnamenti di Ippocrate, Trotula si è dedicata allo studio delle malattie femminili di cui  ha cercato di catturare i segreti, senza farsi condizionare dai pregiudizi e la morale del suo tempo, dando anche consigli su come placare il desiderio sessuale: l’astinenza è vista come causa di malattia e, in caso ci si fosse costrette, raccomanda rimedi sedativi come l’olio di muschio o la menta.

A partire dal XIIIesimo secolo, la Chiesa, in lotta con le eresie, diventa anche protagonista della scena politica. La Santa Inquisizione tratta le manifestazioni di follia non come problemi medici ma come manifestazioni demoniache. Le donne isteriche vengono considerate streghe e, quindi, messe al rogo.

Bisognerà aspettare il Rinascimento perché si torni a parlare di malattia mentale e non solo di stregoneria anche se, per diversi secoli ancora, lo sviluppo scientifico non segna un radicale cambiamento da una visione demonologica della medicina, ma progredisce di pari passo con l’evoluzione delle teorie sul valore dell’esorcismo. Le testimonianze scritte raccontano di numerosi focolai di isteria, la più famosa delle quali è senza dubbio quella avvenuta nel villaggio di Salem (Massachusetts) nel 1692. I testi ricordano un episodio in cui uno schiavo originario delle Barbados, probabilmente di religione animista, crea un centro di discussione con alcune ragazze giovani e non sposate. La società, fortemente puritana, non poteva permetterlo e accusa le ragazze di possessione demoniaca, mettendole al rogo.

L’ultima “strega” è stata condannata a morte in Svizzera nel 1782, 10 anni dopo la pubblicazione degli ultimi volumi dell’Encyclopédie. Il suo nome era Anna Göldi e la sua memoria è stata riabilitata solo nel 2008.

L’Illuminismo, finalmente, è un momento di crescente ribellione contro la misoginia e la stregoneria diventa un problema psichiatrico: nella Encyclopédie si legge che la stregoneria è un’attività ridicola, stupidamente attribuita alla invocazione dei demoni. Finalmente la malattia mentale comincia ad essere inquadrata all’interno della “visione scientifica” e l’isteria è infatti descritta come una delle malattie più complesse, originariamente individuata dagli antichi scienziati come un problema legato all’utero. Ancora più interessante è il fatto che le cause e sintomi di isteria e malinconia sono legati ai disturbi dell’umore.

Nel 18° secolo l’isteria inizia gradualmente a essere associata alle problematiche psichiatriche piuttosto che all’utero, una tendenza che apre la strada ad una revisione dell’eziologia: se è collegata al cervello, allora forse non è una malattia soltanto femminile. In quell’epoca, però, questa affermazione sembra quasi una bestemmia e bisognarà aspettare il XIXesimo secolo e l’era contemporanea perché queste idee vengano, finalmente, accettate e si studino nuove e più efficaci terapie per curare il disturbo.

La moderna concezione di isteria

Dopo il “magnetismo animale” di Mesmer, il neuropsichiatra francese Pierre Janet (1859-1947) apre un laboratorio medico a Parigi, convincendo il mondo accademico che l’ipnosi – basata su suggerimento e dissociazione – era un modello molto potente per le indagini e la terapia.

Il padre della psicoanalisi Sigmund Freud (1865-1939) prevede un contributo che porta alla teoria psicologica dell’ isteria e alla descrizione di una “isteria maschile” basata su stati d’animo e sensazioni personalmente provate e descritte.

Con Freud, finalmente, cade la convinzione che l’isteria fosse dovuta alla mancanza di concepimento e maternità e, anzi, il paradigma viene invertito. Secondo Freud è una malattia causata da una mancanza di evoluzione libidica (ponendo le basi del conflitto edipico) e il fallimento del concepimento è il risultato, non la causa della patologia. Secondo la psicoanalisi, il sintomo isterico è l’espressione dell’impossibilità della realizzazione del desiderio sessuale a causa del ricordo del conflitto edipico. Nella visione freudiana, che pure parla anche di isteria maschile, l’isteria resta comunque una malattia delle donne poiché Freud ha una visione della malattia connessa alla modalità (storicamente determinata) di concepire il ruolo della donna.

Negli anni 40 e 50 del XXesimo secolo, le esperienze di pazienti ricoverati in ospedali militari portano gli psichiatri all’individuazione dell’ansia e degli stati ansiosi, articolando in questo modo e per la prima volta, le manifestazioni isteriche.

Nei decenni successivi, le società industrializzate del mondo occidentale sperimentano un nuovo fenomeno: la progressiva diminuzione dei casi di isteria a fronte di un marcato aumento dei casi di depressione.

L’idea che la depressione aveva più probabilità di manifestarsi in coloro che sono nati dopo la seconda guerra mondiale è stata suggerito nel 1989 da Gerard Klerman della Yale University. Più recentemente è stato documentato da studi ripetuti, in America e in Australia, che hanno documentato anche le eccezioni presenti in settori specifici e in relazione a particolari condizioni socio-ambientali.

L’evoluzione di questa patologia in senso ambientale è stata documentata da diversi studi effettuati in aree soggette a grandi cambiamenti ambientali, come quello portato a termine in Gran Bretagna che ha coinvolto intere comunità di persone che abitano in zone toccate dalle pesanti trasformazioni economiche dovute alle crisi industriali della seconda metà del 900.

In pratica, l’espressione del disagio si è trasfomata da “isteria” a “malinconia” e questo cambiamento include significati che vanno, dal punto di vista clinico, ben oltre il termine.