Perché dire no è meglio di una sculacciata

Pubblicato il 7 luglio 2014 | Categoria: Lifestyle, Newbaby

Essere dei bravi genitori e riuscire a impartire delle regole ai propri figli non è affatto semplice. Spesso ci si chiede se non si è stati troppo severi o addirittura ci si sente in colpa, anche quando ci decidiamo a “punirli” rimaniamo con il dubbio. E allora qual è il comportamento più corretto? Le punizioni vanno date? E le sculacciate?

Iniziamo da un concetto fondamentale: le regole sono molto importanti per lo sviluppo del bambino. La disciplina aiuta il piccolo a crescere e a maturare e non è affatto incompatibile con l’amore e l’affetto, perciò non bisogna aver timore nell’imporre dei limiti e dei divieti ai propri figli, così come non occorre sentirsi in colpa o pensare che il bambino si traumatizzi o interpreti la disciplina come una mancanza di affetto.

Dire “no” a un bambino è difficile; spesso dire “sì” sembra essere più semplice e migliore per il bambino e per se stessi, se non altro per placare il capriccio del momento e trovare un attimo di pace. In realtà, i “no” sono necessari al bambino per il suo benessere e per imparare a discernere tra giusto e sbagliato. Inoltre così facendo esso stesso imparerà a saper dire “no” a sua volta. Dunque è più che evidente che lo stile educativo da mettere in atto non è cosa semplice.

A tal proposito, è sconsigliabile assumere un atteggiamento che non pone nessun tipo di regola o di limitazione e che lascia il bambino completamente libero di fare e di ottenere tutto ciò che desidera incondizionatamente. Assumere un simile stile educativo, oltre a far sì che nessun valore sia attribuito alle cose questo stile, ha lo svantaggio di generare l’assenza di qualsiasi riferimento e quindi di produrre un senso di disorientamento e di vuoto. Non è consigliabile nemmeno uno stile educativo troppo autoritario, che nega qualsiasi spazio di libertà al bambino e che fonda la sua forza sulla proibizione, sulla punizione e sull’insindacabilità delle regole. Questo stile alla lunga rischia di produrre l’effetto contrario a quello desiderato in quanto genera ribellione. Ciò che è consigliabile è lo stile educativo autorevole, quest’ultimo infatti risulta il più efficace perché pone dei limiti chiari che in ogni caso rimangono discutibili e negoziabili. In tale stile educativo sono presenti delle regole chiare e ben motivate, ma che occasionalmente possono anche andare incontro all’eccezione. È inoltre importante che entrambi i genitori siano concordi sulla linea educativa da tenere poiché altrimenti si rischia di destabilizzante il bambino che ottiene l’appoggio incondizionato di un genitore e l’opposizione dell’altro.

Come fare per dire “no” al proprio figlio?

Come si è già detto i “no” dei genitori aiutano il bambino ad accettare le regole e a capire che ci sono dei limiti. Quindi, oltre all’amore e all’affetto, il bambino ha bisogno di limiti da parte dei genitori e di regole. Il loro sviluppo e l’educazione dipendono proprio da questi. Per un bambino piccolo un “no” è sempre una frustrazione perciò i limiti dovrebbero essere imposti in modo graduale.

Dunque, il modo migliore per dire “no” al bambino dipende in gran parte dalla loro età; nello specifico da 0 a 2 anni, il deve essere graduale, poiché si rischia di generare sensi di colpa nel bambino. Così facendo, il piccolo riuscirà pian piano ad abituarsi. Molto importante è il tono di voce, difatti è bene non sgridare il bambino con un tono di voce alto ed alterato. Imparare a imporsi senza arrecare danni alla psicologia del bambino, inoltre la loro reazione emotiva dipende anche dal tono e dalla frequenza con la quale vengono rimproverati. Dunque rimproverare è normale, ma alzare la voce da un cattivo esempio al bambino, e potrebbe anche influenzare i suoi rapporti futuri. Rimproverare, inoltre, non dovrebbe mai essere uno sfogo emotivo dei genitori in quanto lo scopo del rimprovero deve essere solo ed esclusivamente educativo per il piccolo, per insegnargli nuove cose e correggerlo. Sgridare il bambino in modo educativo comporta pazienza da parte dei genitori che devono sforzarsi di imparare a controllarsi e non perdere di vista lo scopo del rimprovero. Uno dei migliori modi per dire “no” è dare delle spiegazioni valide. I bambini se stimolati e coinvolti nei motivi per i quali una cosa viene proibita si sentono considerati e sfuggono alla minaccia dell’imposizione.

Perché dire “no” è meglio di una sculacciata?

Alcuni studi del Family Research Laboratory condotti presso l’Università del New Hampshire, hanno dimostrano che rimproverare i bambini urlando influisce negativamente nei rapporti familiari e in quelli che il piccolo instaurerà in seguito. Altri studi condotti dal Family Research Laboratory hanno messo in evidenza come non sempre la sculacciata sia la soluzione migliore per punire il proprio bambino. Più specificamente la ricerca dimostra che ricorrere alle punizioni fisiche, aumenti il rischio di indebolire i rapporti tra i bambini e i propri genitori; inoltre si corre il rischio che il bambino non riesca a rendere a scuola.

In Italia il 25% dei genitori ammette di usare punizioni corporali, dallo schiaffo alla sculacciata, come metodi correttivi. È uno dei dati che emerge dalla ricerca di Save the Children. I genitori che ricorrono a sculacciate o schiaffi sono ancora moltissimi, dalle statistiche addirittura in 1 famiglia su 4. C’è chi difende il proprio comportamento con affermazioni quali “tanto ha il pannolino e non gli faccio male” oppure “una sculacciata non ha mai ucciso nessuno” o anche “a volte una sberla è l’unica cosa che lo ferma”. Educare il proprio bambino mediante punizioni corporali è deleterio poiché può causare danni sia fisici che psicologici e gli insegna l’uso della violenza come modo di risolvere i conflitti.

L’uso di schiaffi o sculacciate, inoltre, aumenta il rischio che da grande diventi una persona aggressiva ed ansiosa; “L’ansia nel bambino – ci spiega il Dottor Simone Nifosi – può assumere molte forme così come può derivare da molti fattori. In linea di massima è difficile prevedere una risposta univoca ad un fenomeno così variegato: bisogna prendere in considerazione diversi elementi come per esempio i fattori scatenanti, e prevedere un atteggiamento che non deve sottovalutare le sue sensazioni, né svalutare le sue emozioni, offrendogli invece un ascolto concreto e attento rispetto a ciò che lo rende ansioso. È molto importante cercare anche di fargli esprimere quello che sente e prova, in modo da poterlo aiutare a diminuire in parte la sua ansia”.

La principale fonte d’insegnamento per il bambino è il comportamento degli adulti, che ha un’influenza fondamentale sull’uomo che sarà domani dunque è importante essere in grado di gestire un conflitto, analizzandolo con calma e fornendo indicazioni autorevoli, sarà anche in grado di insegnare ai propri figli che le situazioni si affrontano e si risolvono ragionando e non mediante la violenza. Dunque è sempre meglio ricorrere ad un “no” che ad una sculacciata. Se ancora non siete convinti, ecco alcuni motivi per cui è sempre meglio dire “no”:

  • danno sicurezza in quanto avvertono il figlio che vi sono dei limiti, dei paletti
  • formano il ragazzo, infatti senza alcuna esperienza dei “no”, al primo ostacolo il ragazzo rischia di sentirsi peso e fallito
  • lo rendono consapevole del fatto che vi è un’autorità da rispettare
  • rendono più amabile il figlio in quanto un ragazzo al quale è sempre permesso di fare quello che gli pare e piace, sarà incapace di adattarsi agli altri

 

Naturalmente non si possono dare delle norme di comportamento valide in maniera universale poiché ogni genitore è unico così come unico è il proprio bambino. Pertanto spetta alla sensibilità del genitore compiere le scelte che reputa più adeguate giorno dopo giorno.