La crescita morale del bambino

Pubblicato il 3 luglio 2014 | Categoria: Featured, Lifestyle, Newbaby

L’educazione morale del bambino e il suo sviluppo morale sono un argomento di grande importanza per la società. Sebbene le regole morali variano da cultura a cultura, ciascuna società ha stabilito delle regole alle quali le persone devono obbedire per rimanere membri a tutti gli effetti. Lo sviluppo dell’essere umano, da un punto di vista morale, è un processo dinamico costituito da una serie di cambiamenti che avvengono in ciascuna delle fasi principali della vita e che hanno importanti implicazioni per il futuro. Infatti i concetti di cambiamento e sviluppo vanno inseriti in una prospettiva che vede l’individuo e l’ambiente strettamente correlati tra loro.

La persona conosce e interpreta la realtà in interazione con l’ambiente che non è da lei separato ma che è anzi in una certa misura costruito dall’individuo stesso. Perciò bisogna porre l’attenzione sulle diverse funzioni psicologiche dello sviluppo: lo sviluppo fisico-motorio, lo sviluppo cognitivo, lo sviluppo affettivo-emozionale, lo sviluppo sociale e della personalità, lo sviluppo morale.

Ognuna di queste tipologie di sviluppo agisce attivamente nel processo di maturazione andando a formare l’unità psico-fisica dell’individuo che si sviluppa come soggetto e come persona. Detto ciò è bene sottolineare che l’educazione morale svolge due importanti funzioni:

  • mantenere l’ordine sociale
  • rendere attuabili  per l’individuo comportamenti appropriati all’interno della propria cultura

Che cos’è la moralità?

La moralità può essere definita come l’insieme dei principi o ideali che aiutano l’individuo a distinguere tra bene e male e ad agire di conseguenza. Lo sviluppo della moralità, come si diceva prima, è un processo complesso che inizia già molto prima della scolarizzazione e prosegue per tutto l’arco di vita. Generalmente i principi morali vengono fatti propri, interiorizzati, cioè appresi in modo che gli individui si conformino a questi ideali anche quando le figure autoritarie (genitori, insegnanti, etc) non sono presenti. L’attenzione, solitamente, si focalizza  su tre componenti morali:

  • affettiva che consiste negli stati d’animo che ci indicano quali sono le azioni “giuste o “errate” e che motivano i pensieri e le azioni morali
  • cognitiva che si incentra sul modo in cui tutti concettualizziamo il bene e il male e decidiamo circa il nostro comportamento
  • comportamentale che si riferisce a come di fatto ci comportiamo quando  proviamo la tentazione di violare le regole morali

Pur tenendo conto delle differenze individuali di temperamento, la qualità delle relazioni con i genitori, i processi di comunicazione che vi sono connessi, le modalità del controllo educativo in fasi precoci e successive, costituiscono condizioni importanti per lo sviluppo della moralità.

Queste condizioni sono fondamentali per i processi di internalizzazione, attraverso cui il bambino che si trova in un contesto relazionale adeguato, costruisce dentro di sé un sistema di norme morali. Lo sviluppo di questi processi richiede non solo relazioni affettive adeguate, ma anche che riceva i messaggi opportuni sul piano cognitivo.

L’età della scuola elementare è una fase delicata poiché si attua una minore dipendenza dall’autorità parentale e si amplia l’esperienza con il gruppo dei pari. Inoltre a tutto ciò va aggiunto l’accesso più autonomo ai media, televisione e computer. Tutti questi aspetti portano alla formazione di un nuovo sistema di norme morali e convenzionali, risultanti dall’assimilazione di modelli che provengono dalle famiglie, dal gruppo di coetanei e dai media. Dunque è chiaro che il progresso della scolarità, oltre allo sviluppo cognitivo, influenza il livello di ragionamento morale.

Nella fase della scuola elementare, inoltre, cambiano anche le modalità di partecipazione alla vita familiare in quanto il bambino ne diventa sempre più un membro a tutti gli effetti e accede alla comunicazione intrafamiliare attraverso gli strumenti linguistici e concettuali acquisiti. Ovviamente non bisogna sottovalutare il ruolo della famiglia nello sviluppo morale del bambino che, infatti, svolge un ruolo di preponderante importanza.

Attraverso la propria capacità empatica, la madre svolge una funzione di interprete dei bisogni del figlio. Al padre è affidato il compito di favorire il processo di separazione dalla madre e di introdurre il figlio nel mondo più adulto e autonomo del sociale.

Dunque la famiglia diviene la base di appoggio emotivo, come scambio di affetti. Essa è il luogo in cui l’individuo cresce e si adatta a vivere nel sistema sociale; a confermare ciò è la Dr.ssa Chiara Illiano, psicologa e psicoterapeuta di Roma, che afferma :”le ricerche nazionali e internazionali dimostrano che le condizioni che si vivono in famiglia influiscono fortemente sul carattere di una persona, le caratteristiche psicologiche, il profilo di personalità e la condizione globale. La famiglia è il primo “mondo” del bambino, è in essa che apprende modi di sentire, pensare e agire che vanno a creare degli schemi che porterà nella vita adulta. E’ lo specchio attraverso il quale vede la sua prima immagine ed è l’ambiente da cui apprende valori, competenze e stili relazionali. Una famiglia disfunzionale (conflittuale, con inversione di ruoli, anaffettiva, etc) creerà disagi nel bambino che probabilmente apprenderà a comportarsi proprio in quel modo e replicherà questi stili nella sua vita adulta. Condizioni disagiate in famiglia possono portare ripercussioni nella salute psicofisica (disturbi psicologici, sintomi psicosomatici, bassa autostima…), nelle comunicazioni e nelle relazioni interpersonali ma anche negli altri ambiti di vita”.

Gli studi e le ricerche sullo sviluppo morale sono da sempre oggetto di indagine e di teorizzazione. In particolar modo sono stati fondamentali i primi studi di Piaget, che si è interessato prevalentemente alle forme e allo sviluppo del pensiero e del giudizio morale nel bambino.

Qual è la teoria di Piaget?

La teoria di Piaget, comunemente nota come “cognitivo-evolutiva”, afferma che lo sviluppo morale sia in buona parte correlato allo sviluppo cognitivo. Dunque, secondo lo psicologo svizzero, il soggetto sviluppa un insieme di capacità che gli permettono di giudicare i dati percepiti dall’ambiente esterno che via via sono superiori.

Piaget assegna molta importanza al modo in cui l’individuo si rapporta alle regole nella sua teoria dello sviluppo morale; in particolare lo fa basandosi su come i bambini si rapportano alle regole nei giochi.Tenendo conto di questa visione sullo sviluppo del bambino nel rapportarsi alle regole, è possibile comprendere meglio i vari stadi dello sviluppo morale in Piaget.

Inizialmente, il bambino è preso da un totale egoismo, in seguito egli inizia a seguire delle norme definite come “morali”, ma le percepisce come provenienti da un’autorità esterna. Queste regole hanno valore solo in ragione della loro provenienza, dunque il bambino le rispetta in maniera formale. Infine, il bambino arriva a uno stadio in cui vede le regole come fondate su esigenze di coordinazione e di reciprocità. Questa è la fase più importante durante la quale il piccolo dà maggiore importanza alla valutazione morale ed a fattori quali le intenzioni e il contesto.