Dividere il lettone con il proprio bambino è corretto?

Pubblicato il 9 giugno 2014 | Categoria: Essere genitori, Lifestyle

Dormire nel lettone è il sogno di quasi tutti i bambini.

Il lettone dei genitori scatena nel bambino un fascino tutto particolare. Il letto del genitore non è del tutto nocivo, ma non è nemmeno necessario; potrebbe diventare negativo invece per il sonno di tutti, per la vita di coppia e per il raggiungimento di determinate autonomie del bambino.

Molto spesso decidere di tenere il bambino nel lettone, è una scelta prettamente pratica o particolarmente affettiva. Molti credono, infatti, che questa sia l’unica soluzione per farli dormire e per evitare a se stessi di trascorrere notti insonni e inutili sensi di colpa.

Difficoltà nel prendere sonno

Le difficoltà nel prendere sonno nei bambini possono essere molto diverse tra loro. Alcuni si addormentano facilmente e profondamente, altri invece non andrebbero mai a dormire o hanno il sonno leggero o c’è poi chi si sveglia regolarmente ogni notte e richiede la presenza del genitore per riaddormentarsi. La questione reale del figlio nel lettone, sta nel capire quanto realmente i genitori conoscono l’autonomia e l’indipendenza, rispetto al sonno, del proprio figlio.

Quando avranno raggiunto questo obiettivo, allora possono richiedere al proprio figlio di sforzarsi in tal senso, visto che non ci sono circostanze esterne che possano affaticarlo emotivamente, come potrebbe essere un momento regressivo dovuto alla nascita di un fratellino, o gelosie con il più grande, l’inserimento in un nuovo ambiente, etc. L’ideale sarebbe che il bambino si abituasse dall’inizio, appena tornato dall’ospedale, a dormire da solo o per lo meno all’interno della sua culla.

L’autonomia di un bambino

Il piccolo va aiutato fin da subito a conquistare i suoi spazi e la propria autonomia. Il caso in cui la difficoltà di addormentarsi da solo risulti essere continuativa e presente fin dalla nascita, potrebbe essere legata ad una particolare sensibilità del bambino, come nel caso di bambino prematuro o ansie particolari dei genitori. Quando si verificano questi rischi, l’acquisizione dell’ autonomia tende naturalmente a rallentare e si crea un circolo vizioso di rassicurazione reciproca che comporta il bisogno di addormentarsi insieme.

Inoltre ci sono casi in cui il bambino sta attraversando un periodo di tensione in cui ha bisogno di maggiore appoggio dei genitori, senza dover constringerlo ad affrontare da solo tale situazione. Questo non vuol dire però che sia il modo migliore per affrontare il problema. Indubbiamente la difficoltà maggiore dei genitori sta nel non saper capire fino a che punto spingersi a livello emotivo e quindi perdere di vista i segnali di indipendenza di spinta alla crescita.

Benefici e svantaggi del cosleeping

I sostenitori del cosleeping affermano che sia una pratica molto positiva in quanto assicura una maggiore nutrizione del bambino, meno risvegli, e quindi anche un aumento della produzione dell’ormone della crescita, che viene secreto durante il sonno. Ma vediamo alcuni benefici che questa pratica può comportare.

Innanzitutto facilita l’addormentamento del bambino; è considerata benefica perche favorisce l’allattamento al seno e solidifica il rapporto madre/figlio, rapporto che le madri lavoratrici ritengono un po’ trascurato. Alcuni studi hanno rilevato anche vantaggi omeostatici, come il battito cardiaco o la temperatura corporea, che risulterebbero più regolari per chi pratica il bedsharing, rispetto a quelli che dormono da soli.

Altri studi hanno invece evidenziato che questa pratica comporta un maggiore rischio di SIDS (Sindrome della morte precoce del bambino). In questo caso la morte non avverrebbe nella culla, ma direttamente provocata dal soffocamento/strangolamento o dallo schiacciamento del bambino. E’ chiaro che in caso di bedsharing risulta necessario prendere delle precauzioni: anzitutto evitare di dormire su materassi ad acqua o divani o con uno dei due genitori particolamrnte “in carne” o se fuma nella stanza o se ha assunto sostanze psicotrope, come alcolici, sostanze stupefacenti o medicinali che inducono sonnolenza o anche se si è molto stanchi.

Per ridurre il rischio SIDS inoltre è necessario non far addormentare il bambino mai a pancia in giù quando è molto piccolo e non coprire mai la sua testa mentre dorme. La posizione corretta è tenerlo e cercare di farlo tutta la notte, a pancia in su. Ce lo spiega anche il pediatra Dottor Antonio Maria RicciSempre a pancia in su: è la regola numero uno per la nanna sicura. Questa posizione è la più efficace per ridurre in modo significativo i casi di morte in culla”.

Questione di abitudine

Condividere il letto con il proprio figlio è un’abitudine facile esemplice, ma cosa non proprio così facile è toglierla. È una pratica che richiede impegno e fatiche frustranti. Quindi cari amici genitori pensate bene al comportamento che assumerete una volta tornati a casa dall’ospedale. Diversi studi hanno dimostrato che più del 50 % dei bambini che dormono nel lettone sono afflitti da problemi di relazione e di ansia per cui ritardano a prender sonno e si risvegliano spesso durante la notte, perché il sonno non è regolare.

Un bambino non ha bisogno del metodo cosleeping per essere felice e sereno, tutto il vostro amore glielo potete e glielo date in altri momenti della giornata. Il timore di non essere molto presenti nella vita di vostro figlio a volte fa commettere molti sbagli, e dormire nel lettone non è certo la soluzione al problema che vi siete posti.


Come prevenire l’abitudine a dormire nel lettone?

È importante già dai primi mesi abituare a mettere in culla il vostro piccolo quando si vede che ha sonno, ma da sveglio: si abituerà a addormentarsi da solo e, se si risveglierà durante la notte, cercate di fargli riprendere il sonno da solo, intervendendo solo se si sveglia completamente. Se vostro figlio mangia ancora di notte, evitate di svegliarlo completamente, cercate di creare un’atmosfera adatta al silenzio della notte.

Il bambino va abituato a dormire da solo nella sua cameretta già verso i 5-6 mesi, senza correre ai rapari al primo vagito o al primo risveglio. Coccolatelo e trasferitelo di nuovo nel lettino. È opportuno mantenere sempre le stesse abitudini.

Il passaggio lettone-lettino

Se il bambino è ormai grande, 2-3 anni, ed è già abituato a dormire nel vostro letto, ecco alcuni suggerimenti per cercare di cambiare questa abitudine:

  • parlare con il bambino, anche se piccolo, e spiegategli che lui ha il suo letto e che quello è il letto dei grandi e che la porta dela sua cameretta resterà aperta e potrà chiamarli quando vorrà;
  • tendenzialmente il bambino tende ad intrufolarsi nella notte nel vostro letto, prendetelo di peso e riportatelo nel suo lettino. Sicuramente all’inizio piangerà, ma già dal terzo-quarto giorno si abituerà alle nuove regole. L’importante è non cedere dopo vari tentativi, ne va della vostra credibilità nei suoi confronti.

Buon sonno a tutti!