Quali sono le cause della depressione?

Pubblicato il 27 maggio 2014 | Categoria: Psicologia, Psicologia e vita quotidiana

Tutti quanti nel corso della propria vita provano l’esperienza di una giornata storta, in cui si è molto giù di corda, tristi, più irritabili del solito, insomma giornate in cui ci si sente “un po’ depressi”. Molto probabilmente non si tratta di un disturbo depressivo, ma di un calo d’umore passeggero. La depressione clinica è tutt’altro.

La depressione è una patologia medica grave; i medici la definiscono come una malattia che può manifestarsi con sintomi sia emotivi che fisici e si prolunga nel tempo. Chi ne soffre ha un umore depresso per tutta la giornata per più giorni di seguito e non riesce più a provare interesse e piacere nelle attività che prima lo interessavano e lo facevano stare bene. Si sente sempre giù e/o irritabile, si sente stanco, ha pensieri negativi, e spesso sente la vita come dolorosa e senza senso.

La depressione è un disturbo dell’umore molto diffuso, infatti ne soffrono circa 15 persone su 100. Si calcola che su 6 neonati, almeno uno soffrirà di depressione durante la sua vita. Ad ogni modo il disturbo depressivo può colpire chiunque a qualunque età, ma è più frequente tra i 25 e i 44 anni di età ed è due volte più comune nelle donne adolescenti e adulte, mentre le bambine e i bambini sembrano soffrirne in egual misura. La Dottoressa Assunta Gennarelli, medico chirurgo di Milano, spiega in modo accurato la varie differenze della depressione:

Esistono delle grosse differenze tra uomo e donna, se non altro per le fluttuazioni e variazioni ormonali che caratterizzano il percorso esistenziale femminile e che potrebbero essere considerati fattori di rischio o di vulnerabilità. La depressione post-partum, la depressione durante la menopausa e la sindrome premestruale sono chiari esempi di questa realtà. I dati mostrano in particolare che la probabilità di una depressione è maggiore più le variazioni ormonali sono importanti, come se fossero dei momenti di fragilità in grado di incrementare la probabilità di ammalarsi di depressione. La distinzione tracciata in termini di fattori di rischio o di vulnerabilità da attribuire alle peculiarità ormonali femminili, unitamente alla disponibilità a farsi curare, che resta tuttora inspiegabilmente ben superiore a quella maschile, non può far dire nonostante tutto con certezza che la depressione della donna si distingua nel suo profilo fondamentale da quella dell’uomo”.

Quali sono i sintomi della depressione?

Generalmente chi soffre di depressione mostra un umore triste, una marcata apatia quasi quotidiana e tende a non riuscire più a provare lo stesso piacere nelle attività che provava prima; sembra che le persone depresse presentino un vero e proprio dolore di vivere, che li porta non riuscire a godersi più nulla. Molto frequentemente si presentano l’anedonia ovvero sintomi quali:

  • stanchezza
  • affaticamento
  • mancanza di energie
  • demotivazione

Oltre a questi sintomi possono presentarsene altri quali ad esempio un aumento o una diminuzione significative dell’appetito e quindi del peso corporeo, può presentarsi anche un rallentamento o un’agitazione motorie e disturbi del sonno (dorme di più o di meno o si sveglia spesso durante la notte o non riesce ad addormentarsi o si sveglia precocemente).

Le persone depresse possono anche avere problemi di concentrazione. Il sintomo soggettivo prevalente è la sensazione di essere inutile, negativo o continuamente colpevole che può arrivare all’odio verso di sé. Nei casi più gravi si verificano pensieri di morte o di suicidio, che possono andare da un vago senso di morte e desiderio di morire fino all’intenzione di farla finita con una vera e propria pianificazione e tentativi di suicidio. I sintomi della depressione possono manifestarsi in modo acuto (con fasi di depressione molto acute ed improvvise, che magari tendono a scomparire da sole o con una terapia) oppure costantemente, anche se in forma leggera, con alcuni improvvisi momenti di peggioramento. In tal caso si parla di distimia.

La depressione, inoltre, è un disturbo spesso ricorrente e cronico, difatti chi si ammala di depressione può facilmente soffrirne più volte nell’arco della vita. Mentre nei primi episodi la causa principale è facilmente individuabile, nelle ricadute successive gli eventi scatenanti sono difficilmente individuabili perché spesso si tratta di eventi “interni” all’individuo come un normale abbassamento dell’umore. Comunque sia è importante non sottovalutare la depressione e i vari sintomi poiché si tratta di una patologia che può portare a gravi compromissioni nella vita di chi ne soffre. Non si riesce più a lavorare o a studiare, a iniziare e mantenere relazioni sociali e affettive, a provare piacere e interesse nelle attività. Più giovane è la persona colpita, più le conseguenze sono gravi.

Quali sono le cause della depressione?

Come per altri disturbi psichiatrici, ad oggi non esiste ancora una letteratura condivisa e definitiva sulle cause del disturbo depressivo. In generale, si può dire che cause della malattia sono molteplici e diverse da persona a persona quali ereditarietà, ambiente sociale, relazioni affettive precoci, lutti familiari, problemi di lavoro, relazionali, etc. Comunque sia si pensa che esistano due cause principali:

  • fattore biologico
  • fattore psicologico

Il primo fa riferimento al fatto che alcuni pazienti hanno una maggiore predisposizione genetica verso questa malattia, il fattore psicologico, invece, si riferisce alle esperienze di ogni singola persona (particolarmente quelle infantili) che possono portare ad una maggiore vulnerabilità acquisita alla malattia. Ad ogni modo la vulnerabilità biologica e quella psicologica interagiscono tra di loro e non necessariamente portano allo sviluppo del disturbo. Una persona vulnerabile può non ammalarsi mai di depressione, se non capita qualcosa in grado di scatenare il disturbo e se ha relazioni buone e supportive. Il fattore scatenante è, nella maggior parte dei casi, un evento stressante che turba la nostra vita e che viene valutato in termini di perdita importante e non accettabile. Quindi si può trattare di un evento negativo di perdita (un lutto, la fine di una relazione, la perdita del lavoro, etc.) oppure un evento positivo ma sempre valutato come perdita (la nascita di un figlio che “toglie libertà”, la laurea in cui si perde lo status di studente, etc.) o la mancanza di eventi positivi per i quali ci si è impegnati tanto come per esempio una promozione.

A volte, invece, la depressione è una conseguenza di una malattia grave, come ad esempio: un tumore, il diabete, le malattie cardiache, gli attacchi cardiaci o il morbo di Parkinson. In queste persone, la causa che scatena la depressione è la preoccupazione per l’impatto della malattia sulle loro vite. Comunque sia a prescindere dalle cause ciò che  è importante tenere a mente è che questa patologia non va sottovalutata, perciò è necessario parlarne con un esperto. Per concludere ecco un quadro chiaro e sintetico sulla depressione fatto dalla Dr.ssa Annalisa Barbier, psicologa di Roma, in risposta ad una paziente che chiede delle informazioni sulla depressione poiché il marito ne è affetto:

la depressione è una condizione psicologica caratterizzata da umore depresso, mancanza di iniziativa ed interesse verso le attività che prima si svolgevano volentieri, modificazioni del sonno e dell’appetito, calo dell’interesse sessuale, affaticabilità e difficoltà di concentrazione, pensieri tristi e scoraggiati relativamente a se stessi e al futuro, senso di colpa ed impotenza. Può essere presente ideazione suicidaria. La depressione, se non curata, può diventare una malattia invalidante dal punto di vista sociale, professionale e familiare. Se hai motivo di credere che tuo marito stia nuovamente sperimentando una condizione depressiva puoi certamente rivolgerti allo specialista che lo ha seguito in precedenza: prima si ricorre ad una terapia e prima si ristabiliscono un miglior equilibrio e benessere. Per quanto riguarda il tipo di terapia e di professionista al quale ti puoi rivolgere, a seconda della gravità dei sintomi e del loro impatto sulla qualità della vita della persona affetta, è utile ricorrere sia al supporto di uno psicologo che a quello di uno psichiatra, che sia in grado di consigliare il miglior trattamento farmacologico disponibile in base ai sintomi e alla richiesta del paziente. Lo psicologo potrà invece aiutare tuo marito a comprendere le ragioni profonde del suo malessere al fine di elaborarle e sviluppare nuove capacità ed una migliore consapevolezza”.