Come dire ad un figlio di un divorzio

Pubblicato il 16 aprile 2014 | Categoria: Essere genitori, Lifestyle

La fine di un matrimonio o di una convivenza segna un periodo particolarmente difficile per entrambi i coniugi, che devono inevitabilmente riorganizzare la propria vita e rielaborare emozioni spesso dolorose e conflittuali. Il divorzio è una decisione che modifica profondamente l’assetto familiare, ridisegna nuovi equilibri e modalità relazionali.

Spesso viene letto come il fallimento del progetto di coppia che coinvolge, malgrado le migliori intenzioni, anche i figli. Ma la separazione dei genitori, pur essendo un evento molto spiacevole, non è detto debba essere traumatico per i bambini; inoltre non bisogna dimenticare che famiglie unite ma in conflitto tra loro danneggiano i figli quanto e più di una famiglia separata.

Infatti, è sempre più evidente che non è la separazione in sé il vero rischio per i figli, bensì l’esposizione al prolungato ed elevato conflitto genitoriale. In famiglia, i bambini, devono poter trovare ciò di cui hanno bisogno e cioè: affetto, disponibilità e responsabilità degli adulti, stabilità, sostegno nella crescita, autenticità nei rapporti.

A traumatizzarli sono i cambiamenti improvvisi, le perdite delle figure di attaccamento, le liti ripetute e croniche, l’indifferenza, il caos educativo, l’assenza di linee di condotta, la solitudine, l’abbandono. Per i bambini, specialmente per i più piccoli, è molto difficile esprimere il proprio malessere, dunque è fondamentale il ruolo dei genitori, che devono gestire al meglio la situazione, informando i bambini dei cambiamenti che li coinvolgeranno e offrendo tutto il sostegno necessario affinché non si sentano abbandonati nell’incertezza.

Partendo dal presupposto che i bambini capiscono subito la situazione familiare e, anche se sembrano distratti, senza darlo a vedere captano ogni minima tensione, è essenziale non mentire loro, e non far finta di nulla. Anche se non sembra, i figli sono i primi a comprendere il mutato clima all’interno della famiglia e, quindi, sono pronti a ricevere la notizia. Mentire non porta a nulla di buono poiché i bambini e/o ragazzi si sentono ingannati e traditi, perdono la fiducia nei genitori in particolare, negli adulti in generale. Alla luce di ciò risulta fondamentale che i genitori trovino una buona strategia per comunicare ai loro figli la decisione della separazione. Ogni evento ha possibilità e necessità di essere accettato.

Come spiegare ad un figlio il divorzio?

Innanzitutto, è importante evitare qualsiasi litigio in presenza dei figli. Accese discussioni, urla e insulti rappresentano un forte stress emotivo per il bambino. Se capita di discutere animatamente davanti al bambino, è fondamentale spiegargli, una volta calmate le acque, che tra adulti possono esserci incomprensioni e litigi, ma che questo non comporta alcun cambiamento nell’affetto dei genitori verso di lui. Con i bambini più piccoli, in genere, è consigliabile non centrare la spiegazione sui motivi della separazione, bensì sui cambiamenti che si succederanno, primo fra tutti che il papà o la mamma non vivrà più in casa come prima.

È bene che i coniugi prendano anticipatamente accordi precisi riguardo alle visite e al tempo che ognuno dei due dedicherà ai figli, inoltre è necessario che tali accordi, soprattutto nelle prime fasi della separazione, devono essere assolutamente rispettati. I figli in questa fase particolare hanno bisogno di certezze. Ciò che li manda in confusione sono le recriminazioni reciproche, il non rispetto degli accordi presi, la diminuzione del tempo che prima gli veniva dedicato. Al contempo non si deve eccedere, per senso di colpa o come comportamento riparatore, in premi, ma bisogna continuare a comportarsi come prima della separazione. Ciò che è fondamentale dinnanzi a un evento così doloroso è la rassicurazione.

È possibile rassicurarli anche attraverso i gesti, abbracciandoli e baciandoli con affetto. Il genitore può chiedere l’aiuto di uno specialista per capire come e cosa dire al figlio, anche dal punto di vista della comunicazione non verbale (linguaggio del corpo). Nel comunicare la notizia bisogna essere chiari ma non dilungarsi: generalmente i bambini sono troppo scossi per poter sentire altre spiegazioni. Si tornerà sull’argomento in seguito, rispondendo alle loro domande e chiarendo che loro non hanno alcuna colpa per quanto è accaduto. Se possibile la notizia deve essere data da entrambi i genitori insieme, questo elimina la possibilità che il bambino pensi che uno dei due genitori non desidera separarsi veramente o che può cercare di convincere la mamma (o il papà) a cambiare idea.

Se questo non è possibile, bisogna spiegare chiaramente che si tratta di una decisione presa di comune accordo. I genitori, inoltre, non devono mostrare la propria rabbia e il proprio dolore in maniera intensa ed esasperata ai bambini, questo li spaventerebbe moltissimo. A volte, dopo la separazione, i genitori danno vita a una nuova famiglia; anche questo passaggio va affrontato con cautela. I bambini hanno bisogno di tempo per accettare di vedere mamma o papà con un nuovo compagno a fianco. E ancor di più per metabolizzare l’idea che questa persona possa, prima o poi, assumere un ruolo “genitoriale”.

Quali sono le reazioni nelle varie fasi di sviluppo?

Dai 0 ai 3 anni, i bambini registrano l’intensità emotiva che li ha accompagnati piuttosto che i contenuti. Le emozioni non elaborate tendono a manifestarsi attraverso malesseri psicomotori, quali malessere fisico, incubi, disturbi del sonno o inappetenza. Per quanto riguarda i bambini dai 3 ai 6 anni, essi tendono a legarsi maggiormente a uno dei due genitori.

Tuttavia, non sono in grado di comprendere l’evento della separazione. Nella maggior parte dei casi si sentono responsabili dell’accaduto, diventano molto ubbidienti, oppure manifestare atteggiamenti di aggressività e ribellione. Dai 6 ai 10 anni, si sviluppa una maggiore consapevolezza, inoltre in questa fase può anche accadere che il bambino, per evitare di demonizzare il padre o la madre, riversi la colpa su di sé, soprattutto quando è figlio unico, manifestando comportamenti autopunitivi. La fase adolescenziale è sicuramente la più difficile da gestire.

La sovrapposizione tra compiti evolutivi e mutamenti nell’assetto familiare porta l’adolescente a non trovare più “funzioni adulte” che lo aiutino a trattare gli stati emotivi e i conflitti.

A questa età gli adolescenti possono essere chiamati a fare i giudici dei loro genitori, a fare da mediatori, venendo investiti di un ruolo eccessivo che inibisce il normale processo di individuazione. Comunque sia, un fattore che non va tralasciato è la possibilità che il bambino assuma atteggiamenti aggressivi, in tal caso è bene sapere che “l‘aggressività di un figlio spesso è la facciata di una richiesta di attenzione che non si riesce ad ottenere ed a chiedere in altro modo. La paura di ottenere un rifiuto pone la persona ad essere preventivamente aggressivi per essere pronti al peggio. […] questa situazione si manifesta in età adolescenziale: è uno degli stratagemmi provati dai ragazzi per allargare i propri spazi”, a spiegarlo è il dr. Simone Nifosi, psicologo e psicoterapeuta di Roma.